Storia della Crittografia - II guerra mondiale - Macchine cifranti
La macchina Purple
La macchina Enigma - La macchina Lorenz - La macchina Sigaba


Interno della macchina Purple
L'immagine è stata adattata da una foto pubblicata
sul sito del National Cryptologic Museum
Negli anni '30 i giapponesi idearono una nuova macchina cifrante che presentava un paio di novità significative rispetto alle molte altre macchine allora in uso: invece di usare i classici rotori come nella macchina Enigma si usavano switch di tipo telefonico, in modo da rendere meno prevedibile la rotazione dei rotori.
La macchina, che gli Americani designarono con il nome in codice di Purple aveva inoltre la curiosa caratteristica di dividere l'alfabeto di 26 caratteri in due gruppi distinti uno di venti lettere e l'altro di sei lettere.
I giapponesi erano convinti che la macchina fosse inattaccabile, ma non fu così. William Friedman il massimo crittologo americano già nel settembre 1940, dopo mesi di sforzi enormi, riuscì a decrittarla, e il suo metodo fu poi meccanizzato con la macchina Magic che permetteva di forzare sistematicamente i messaggi cifrati con la Purple.
È curioso che gli Americani, pur avendola forzata, e pur avendone ricostruita una copia funzionante, non riuscirono mai a mettere le mani su un esemplare originale di questa macchina; anche dopo la fine della guerra non ne furono ritrovati esemplari completi e tutto quello che resta è il frammento di una Purple ritrovato a Berlino nel 1945 e oggi esposta al Museo Crittologico Nazionale di Washington (vedi foto a lato).