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Storia della crittografiaCrittografia veneziana
CifrariNomenclatori, repertori
Lettera cifrata del Doge Michele Steno (1411)
Cifra del doge Michele Steno

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Questo messaggio del Doge Michele Steno agli ambasciatori Fantino Michiel, presso il Papa*, e Bartolomeo Nani, presso Ladislao I* re di Napoli, che si trovavano entrambi a Roma in un tentativo di porre fine allo scisma d'occidente, fu pubblicato nel 1871 nel libro di Luigi Pasini, come con il più antico messaggio cifrato di cui si sia ritrovato l'originale. Pasini aggiunge:

A piedi di quel documento è posta la deciferazione* tratta dal detto volume IV: ci riserviamo di formarne la chiave che finora manca.

Tra le carte di Pasini rimaste all'Archivio di Stato non si è trovata traccia di questa chiave; delle due l'una: o Pasini rinunciò all'impresa, o la sua soluzione andò perduta.

Il messaggio originale cifrato su pergamena è visibile in figura 1; il messaggio chiaro si trova trascritto sui Secreti del Senato alle pagine 184v e 185r, sempre all'Archivio di Venezia, vedi figura 2. Quello pubblicato dal Pasini, figura 3, è solo l'ultimo paragrafo della lettera, con il testo chiaro che non è la riproduzione degli atti del Senato ma una trascrizione di mano del Pasini, che completò alcune abbreviazioni, in particolare l'ultima suprascripta per sscripta".

La figura del Pasini compare nella III edizione, 1947, del Manuale di Crittografia di Luigi Sacco, figura 4; ma in calce c'è anche la chiave! Nel testo accanto Sacco scrive:

La prima cifra completa, cioè con segni arbitrari per ciascuna lettera, con omofoni per le vocali, con molte nulle e con un nomenclatore aggiunto, risulta quella veneziana datata 1411, citata dal Pasini [105] e riprodotta nella fig. 17, sulla quale diamo anche la cosiddetta chiave, quale ci è risultata dall'annesso testo chiaro (non fedele).

Da queste affermazioni risulta chiaro che fu Sacco stesso a ricostruire la chiave confrontando il testo chiaro trascritto dal Pasini con il sovrastante testo cifrato*. Impresa che può apparire "facile" trattandosi di una cifra monoalfabetica, ma la presenza di molte nulle e di abbreviazioni e altre piccole differenze tra i due testi, complica alquanto le cose. In ogni caso un'impresa relativamente "facile" per un crittoanalista con l'esperienza di Luigi Sacco.

La cifra così recuperata non è ovviamente completa, mancano le cifre delle lettere rare F H X che non compaiono nel paragrafo pubblicato dal Pasini, mancherebbero anche le cifre di K Y Z ma queste sono lettere greche che nel latino classico non esistevano. Inoltre il dizionario di sole quattro parole è verosimilmente un sottoinsieme di quello originale, si tratta delle quattro parole usate nel testo.


Un paragrafo decifrato
Decifra di una parte della lettera
Chiaro Senato
Decifra

Qui accanto alcune linee decifrate via software, del testo cifrato*, la trascrizione in chiaro negli atti secreti del Senato veneziano è visibile nel sito dell'Archivio di Stato, Progetto divenire: Selezionare pagina 184v. Qui sotto il testo decifrato scritto avendo recuperato spazi e maiuscole.

Similiter sit in libertate nostra acipiendi licentiam a dicto dno Rege et repaeriandi et ita in bona gracia facere possit ds quia redimus nos certos quo eciam ambaxiator florentinos recedet in dicto casu


Il nomenclatore ricostruito
Modalità

Alfabeto
abcdefghilmnopqrstux


































11 Nulle

Dizionario
conetflorentinospapaperquo

Disponendo ora della riproduzione del documento originale e del testo chiaro, anche se come già osservato, non molto fedele, è stato possibile recuperare l'alfabeto completo, salvo forse altri omofoni non usati in questa lettera, e altre parole del dizionario che resta certamente incompleto.

Le tabelle a lato usano un font ad hoc, visibile con i browser aggiornati al formato css3, con altri browser compaiono lettere latine simili ai segni cifranti. In alternativa si può scegliere la modalità grafica, con la quale i segni originali sono sempre visibili. (Lavori in corso)


Riferimenti bibliografici
Siti e pagine web
X Il termine deciferazione appare in verità poco appropriato; si tratta piuttosto della trascrizione dell'originale.
X In una certa misura Sacco fu facilitato dalla trascrizione del Pasini; infatti parole che nel cifrato sono scritte per esteso, nella trascrizione negli atti del Senato sono spesso abbreviate; per esempio l'ultima parola del cifrato è suprascripta, per esteso, non sscripta come appare negli atti del Senato, che erano ancora meno fedeli di quanto aveva sperimentato Sacco.
X ASVE Miscellanea A.D.P. 15 - doc 6.
X ASVE Senato, Deliberazioni, Secreti. Registri (secc. XIV-XVI in.) p. 184r 185v.
X Ladislao I di Angiò-Durazzo re di Napoli, da non confondere con il contemporaneo Ladislao II re di Polonia, come erroneamente scritto in precedenza, anche in questa pagina. Si trovava a Roma per trattare la fine dello scisma, appoggiando il papa Giovanni XXIII.
X Di quale papa si sta parlando? La domanda è lecita visto che siamo negli ultimi anni dello scisma d'occidente e di papi nel 1411 ce ne erano ben tre: Giovanni XXIII eletto a Pisa due anni prima per porre fine allo scisma, e i due contendenti che non avevano accettato questa soluzione, il papa avignonese Benedetto XIII e quello romano Gregorio XII. All'inizio della lettera si legge un dominum papam Iohanem e quindi non ci sono dubbi che si tratti di Giovanni XXIII, dal 1947 depennato dalla lista dei papi e aggiunto a quella degli antipapi, ma che fu riconosciuto a lungo, anche in questa lettera si direbbe, come papa legittimo.