Storia della crittografia
La crittografia nella grande guerra
La crittografia italiana nella grande guerra

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La I guerra mondiale è la prima grande guerra dopo l'invenzione del telefono e della radio; questi mezzi di comunicazione se da una parte consentono una velocità di trasmissione dei messaggi praticamente istantanea, dall'altra sono irrimediabilmente esposti all'intercettazione da parte del nemico, e questo vale soprattutto per le comunicazioni radio. Catturare il corriere che recava un messaggio importante era impresa difficile e occasionale, intercettare una trasmissione radio, una volta installata una stazione di intercettazione è un gioco da ragazzi.

I primi a rendersi conto di questa nuova situazione furono i Francesi che allo scoppio della guerra disponevano già di un ben organizzato ed efficiente ufficio cifra presso il gran quartier generale dell'esercito. E sin dall'ottobre 1914 i crittanalisti francesi guidati dal Col. Cartier e dal Cap. Olivari erano in grado di decrittare i messaggi radio tedeschi. Ma il migliore crittanalista francese fu poi un professore di paleontologia Georges Painvin che nel 1918 riuscì a decrittare molti messaggi cifrati con la cifra ADFGVX tra i quali il famoso radiogramma della vittoria.

Altrettanto ben preparati gli Austriaci: già nell'agosto 1914 i crittanalisti asburgici riuscivano a decrittare i radiomessaggi russi che per la verità erano solo in parte cifrati; anche quando i russi cominciarono a cifrare i loro messaggi radio il cap. Pokorny riuscì nel giro di pochi giorni a decrittarli nuovamente.

Negli altri paesi veri e propri uffici cifra furono organizzati solo dopo l'entrata in guerra.

Assolutamente impreparati erano soprattutto i Russi che all'inizio della guerra non si preoccupavano neanche di cifrare i loro messaggi radio, come avvenne durante la battaglia di Tannenberg nell'agosto 1914 quando persino gli ordini operativi venivano trasmessi in chiaro; un formidabile regalo ai Tedeschi che intercettavano tutto.

I Tedeschi comunque riuscirono a decrittare i messaggi russi anche dopo che questi ultimi iniziarono a cifrare le loro comunicazioni radio; qualche successo lo ottennero anche nei confronti dei Francesi; il principale crittanalista tedesco fu il prof. Deubner.

Capo dell'ufficio crittologico della Marina Britannica era Sir Alfred Ewing che organizzò la cosiddetta Room 40 (dal numero della sua stanza negli uffici dell'ammiragliato) dove si decrittavano migliaia di radiomessaggi della marina tedesca. Il più noto di questi messaggi fu il "telegramma Zimmermann" con il quale i Tedeschi offrivano un'alleanza ai Messicani in chiave anti-USA. Letto al Congresso degli Stati Uniti questo messaggio fu uno dei fattori che spinsero gli USA a entrare in guerra nel 1917.

Negli USA non esistendo un Ufficio Cifra federale fu promosso a tale rango il reparto crittologico dei laboratori Riverbanks di Chicago una fondazione privata di ricerca nella quale lavorava anche William Friedmann destinato a divenire il massimo crittologo e crittanalista USA.

Del tutto impreparati in campo crittologico erano gli Italiani che dovettero in un primo tempo appoggiarsi all'ufficio cifra francese; solo in un secondo tempo fu costituito un ufficio cifra autonomo sotto la guida di Luigi Sacco. [si veda in proposito la pagina La crittografia italiana nella Grande Guerra]

In definitiva fu proprio la Grande Guerra a far scoprire a molti stati europei l'importanza della crittografia, il cui ruolo diventerà assolutamente fondamentale nella II guerra mondiale.


Riferimenti bibliografici
X Erich von Falkenhayn, capo di stato maggiore dell'esercito tedesco dal settembre 1914 al 1916 quando, dopo l'insuccesso dell'offensiva di Verdun, fu sostituito da Paul von Hindenburg. Nell'autunno 1916 fu trasferito sul fronte orientale dove ottenne importanti successi occupando Bucarest e buona parte della Romania. Vedi Erich von Falkenhayn