Storia della crittografiaArchivio cifrati e nomenclatori
Dispaccio di Alvise Mocenigo 25 apr 1558
Cifrario di Alvise Mocenigo

Alvise I Mocenigo, che fu il primo doge con questo nome della sua famiglia, tra le più potenti e ricche di Venezia, prima di essere eletto doge nel 1570 fu anche ambasciatore a Roma presso lo Stato Pontificio tra il 1558 e il 1560. Al termine di questi due anni stilò una relazione piuttosto critica dell'ambiente romano e del nepotismo ivi imperante.

Questo dispaccio parzialmente cifrato del 25 aprile 1558 trovato quasi per caso nell'Archivio di Stato di Venezia è l'unico tra i dispacci da Roma ad essere sia pur parzialmente cifrato e dovrebbe essere uno dei primi come ambasciatore a Roma, dove aveva preso servizio proprio in quel mese. Il papa era Paolo IV Carafa*, e la lettera contiene parecchi riferimenti alla potenza dei Carafa nipoti del papa.

Le tre frasi cifrate usano un cifrario simile a quello usato negli stessi anni dall'ambasciatore a Londra, ricostruito dal Pasini, e non è stato quindi difficile decifrarle.


Ecco il testo integrale del dispaccio decifrato, con una sistemazione minima: inseriti gli spazi, le maiuscole sicure e poco altro. Un testo riscritto in italiano moderno è disponibile facendo clic sulla etichetta gialla. Alla pagina Archivio di nomenclatori è possibile vedere cifrato e cifrario usato.

Italiano moderno

Sermo Principe

[...]

Quando principiai parlare di questo lo uidi alquanto mutare nella facia et nelli ochi

[...] per dire il uero assai fredamente onde io non spero da sua signoria na alcun bon offitio et questo perché e uoce comune che ella fara ogni cosa come ho scritto altre uolte per hauere il uescouado di bressa

[...] preualera la uolunta del Ill.mo o Caraffa

[...] onde io resto con il sospetto che questi signori Caraffa sui nipoti non habbiano piacere che cosi presto per il suo rispetto io sia udito da Sua Santità [...]

Di Roma alli 25 d'April 1558

# Vide sup sub hoc signo

Alvise Mocenigo N. Ambre

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Riferimenti bibliografici
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X Quando principiai parlare di questo lo vidi alquanto mutare nella faccia e negli occhi.

[...] per dire il vero assai freddamente onde io non spero da sua Signoria na[?] alcun buon ufficio e questo perché è voce comune che ella farà ogni cosa come ho scritto altre volte per avere il vescovato di Bressa

[...] prevalerà la volontà dell'Ill.mo o Carafa

[...] onde io resto con il sospetto che questi signori Carafa suoi nipoti non abbiano piacere che così presto per il suo rispetto io sia udito da Sua Santità

X È vietato l'uso commerciale (a fini di lucro) di questa immagine.
X Nelle parti in chiaro di questo messaggio Mocenigo scrive Caraffa con due effe, mentre oggi si preferisce scrivere Carafa